Il concetto di storytelling è talmente ampio che non possiamo definirlo completamente. Il pensiero narrativo è una modalità del pensiero che interpreta i fatti umani utilizzando storie attraverso le strutture del racconto. Tra queste indichiamo anche le scritture mediali che coinvolgono tutti i linguaggi e un approccio sensibile alle forme vitali. Il concetto è di Bruner, poi ripreso nel nostro paese da Smorti: inizialmente concepito come opposto a quello scientifico o paradigmatico, poi considerato un elemento che lo completa. I due si informano reciprocamente.
Le storie fanno parte del nostro “essere umani”. Ha a che fare con l’arte, con i discorsi, con il sociale. Tuttavia, lo ST (Storytelling) ha creato nei secoli il pensiero narrativo, coniato da Bruner. Petrucco e De Rossi (2009) ci informano che “lo storytelling è una metodologia che da alcuni anni ha trovato serie utilizzazioni anche nel campo della formazione e dell’apprendimento a livello di istruzione superiore e di formazione degli adulti. Inoltre: Il nocciolo dello storytelling è la correlazione che si instaura nella rappresentazione narrativa della realtà tra i processi di interpretazione, quelli di proiezione e quelli di riflessione. Le competenze del Digital Story Telling (DST) sono etiche valoriali, sociali, tecniche, narrative e artistiche espressive. Ciò significa che, per quanto ci riguarda, è senza ombra dubbio uno strumento e un metodo che compartecipa allo sviluppo delle categorie di pensiero. Come processo ricorsivo, invece, attiva la capacità di narrare (pensiero narrativo), produzione di artefatti (specificatamente audio-visivi, pensiero creativo), un’interpretazione critica (come “lettura” del testo digitale) e l’azione sociale (competenza di cittadinanza). Queste tematiche fungono da processi riflessivi che, andranno ad informare le attività di PCTO delle scuole che hanno agito nel contesto del progetto Scopritalento. Tutti noi siamo autori di storie da quelle più lunghe a quelle più brevi: il digitale ha cambiato le modalità della scrittura (si pensi a Instagram o TikTok), mentre i ragazzi di oggi fanno fatica a scrivere e leggere (meglio, ci provano). La scrittura digitale ha cambiato il mondo, grazie o purtroppo, poiché il nostro cervello non è ancora pronto per gestire masse di informazioni provenienti da molti contesti di gioco e di lavoro.
Prof. Alberto Parola
Dipartimento di Scienze dell’Educazione e Filosofia
Università di Torino
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