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Il pensiero sistemico origina dalla teoria dei sistemi e dal modello ecologico di Bronfenbrenner. 

È stato poi sviluppato soprattutto da Morin. Non esiste pensiero sistemico senza fiducia reciproca. Da qui la necessità di stabilire comunicazioni e legami fra le due branche separate della cultura (ibidem), si riferisce alle identità forti degli opposti scientifico/umanistico, qualitativo/quantitativo, nomotetico/idiografico, atomistico/olistico, che non dovrebbero essere contrapposti, bensì utili a creare metodi misti di ricerca. Ciò che noi suggeriremo, altresì a livello didattico, ha a che fare anche con la relianza, poiché il pensiero sistemico richiede queste connessioni, articolazioni, legami e attinenze. La sua proposta, ovvero la necessità di “introdurre e sviluppare nell’insegnamento lo studio dei caratteri cerebrali, mentali, culturali delle conoscenze umane, dei suoi processi e delle sue modalità, delle disposizioni tanto psichiche quanto culturali che fanno loro rischiare l’errore o l’illusione comprende un lavoro completo da diversi punti vista: cognitivo, metacognitivo, motivazionale ed emotivo. Serve dunque imparare: a considerare gli oggetti non più come cose, chiuse su se stesse, ma come sistemi comunicanti tra loro e con il loro ambiente [si pensi alla robotica educativa], in quanto questa comunicazione fa parte della loro organizzazione e della loro stessa natura;) a cogliere le sfide della complessità che ci giungono da tutti i campi della conoscenza e dell’azione, e il modo di pensare adatto a rispondere a questa sfida. Un tale modo di pensare richiede l’integrazione dell’osservatore nella sua osservazione, cioè l’esame di sé, l’autoanalisi, l’autocritica. 

Da questa disamina teorica ci portiamo sul livello della concretezza: in tutte le scuole oggi sono dentro una sfida incredibile: la teoria e la pratica si fondono per costruire modalità di pensiero straordinari. si pensi alla robotica educativa che si spande in tutti i livelli scolastici, la capacità dei ragazzi di scrivere diversamente attraverso il digitale. Inoltre, non dimentichiamoci del pensiero creativo che consente tutti (o quasi) di utilizzare molte tecnologie semplici e complesse. Il Lego, Minekraft, il movimento Maker, le installazioni, i disegni, il podcast, la AI e il metaverso e molto altro, si aprono al mondo per concretizzare le idee dei nostri studenti.

 

Prof. Alberto Parola

Dipartimento di Scienze dell’Educazione e Filosofia

Università di Torino

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